Un saluto affettuoso a Piero Giberti

E così è arrivato il momento di salutare per l’ultima volta anche Piero.
Nei direttivi provinciali dell’ANPI non risuonerà più quella voce un poco raspata, quel parlare tra l’appassionato e il faticoso, quei suoi appelli su alcune questioni fondamentali non solo nella vita sua, ma in quella di tutti. Perché Piero poneva problemi dell’intera società, parlando di quella frazione del nostro mondo che è costituito dalla disabilità. I suoi appelli erano per una politica più attenta, per un aiuto vero e non parolaio a quelli che oggi è diventato di moda definire fragili. Prima li si chiamava gli ultimi: cambio di termini per nascondere gli interventi sempre insufficienti, rivelatori di una sostanziale indifferenza del mondo istituzionale (leggi e atti amministrativi, partiti e organismi).

Piero riprendeva questi temi propriamente politici e li ragionava come esperienza vissuta e come obbligo morale di sostegno da parte di tutti coloro che non vivevano situazioni così difficili. Ogni volta ci chiamava tutti a una maggiore umanità.
Poi finiva la riunione del Direttivo e ognuno di noi tornava al suo tran tran quotidiano, fino alla prossima volta. L’andamento lento dell’iniziativa su questi temi esasperava Piero, ma non gli faceva perdere la fiducia e la speranza. Era duro, molto duro continuare. Ma occorreva farlo.

La sostanziale solitudine nella sua battaglia ha reso Piero una sorta di irriducibile militante e insieme una voce critica, che ci metteva non poco in difficoltà. Tutti noi lo capivamo e proprio per questo lo consideravamo un combattente, uno di quelli genuini, in un mondo come quello odierno, in cui sono più le finte battaglie che quelle vere. Purtroppo, il suo tempo di vita non gli ha permesso di vedere risultati definitivi o grandi avanzamenti sui problemi che gli stavano a cuore. Ma se alla fine qualcosa cambierà davvero in modo sostanziale, ricordiamoci di Piero e della sua indefettibile fiducia.
Vita dura la sua e dei suoi familiari, come di tutti coloro che vivono condizioni simili. Piero ne aveva ben coscienza. E ogni volta, con chiunque proponeva le questioni per lui fondamentali. Come si può non aver voluto bene a un uomo forte e limpido nelle intenzioni e nelle dichiarazioni, irriducibile per il bene comune?

C’è un altro aspetto dell’agire sociale che stava molto a cuore a Piero ed era il rapporto con i ragazzi delle scuole per la trasmissione della memoria. Piero, per motivi anagrafici, non era stato partigiano. Nelle scuole raccontava della sua infanzia segnata dalla guerra. Era un punto di vista affascinante, che avvicinava i ragazzi alla dura realtà vissuta dai loro coetanei di tanti decenni prima e la rendeva maggiormente comprensibile.
La perdita sta tutta qui: abbiamo perso una persona dai grandi sentimenti, qualcuno, al modo antico, potrebbe dire: abbiamo perso un galantuomo. Ma la definizione sarebbe largamente insufficiente. Piero è stato un uomo giusto. E a questo modo pensiamo di rendergli merito e onore.

Ciao, Piero.

I tuoi compagni dell’ANPI.

Lodi, 27 settembre 2021