Giovanni Battista Benzoni, un uomo d’altri tempi

Battista Benzoni

Il saluto ufficiale a Battista da parte dell’ANPI lo ha portato Isa Ottobelli, venerdì scorso nella chiesa a San Gualtero. Vorrei qui ricordare alcuni aneddoti ed episodi che ci aiutano a capire meglio chi è stato Battista, senza santificarlo come mi ha rimproverato un’anziana signora di Torretta (poi ci ritornerò).

Battista si è forgiato nelle fabbriche dove ha lavorato, impegno nelle lotte per l’emancipazione operaia, l’antifascismo. Quest’ultimo, secondo me viene da molto lontano, nel 1945, quando aveva solo sei anni, lui con la sua famiglia, subì un tremendo trauma, la morte di Carolina Benzoni, sorella di suo padre assassinata dai nazifascisti nei giorni dell’insurrezione. In questi giorni abbiamo trovato un documento che riconosce a Carolina Benzoni la qualifica di Partigiana caduta.  

Battista, quando prendeva un impegno lo onorava fino in fondo, a volte (raramente) se gli capitava di non poter presenziare ad un’iniziativa o non essere presente in sede, avvisava subito chi di dovere. La sede dell’ANPI era diventata la sua seconda casa, il martedì, giovedì e sabato mattina era presente dalle 9,00 alle 11,00, il lunedì, mercoledì e venerdì mattina passava per controllare la posta, portare fuori la carta, andare in posta a pagare bollettini, fatture ecc.

Passare dalla sede a prendere la bandiera della sezione per partecipare a qualche commemorazione o portare l’ultimo saluto a partigiani o partigiane era per lui un dovere.

Negli ultimi anni mi è capitato di passare a prenderlo all’osteria di Torretta dove lui si fermava a bere il caffè, preparava subito anche i soldi per il mio caffè, che non mi ha mai permesso di pagare. A me era permesso solo quando eravamo fuori Lodi.

Per non dilungarmi troppo, arrivo ai giorni nostri. L’ultima volta che è stato insieme a noi ad una manifestazione era il 26 novembre 2023 a Crema, alla commemorazione dei quattro partigiani fucilati al campo sportivo.

Poi la malattia e gli ultimi tremendi quattro mesi.

Quando andavo a trovarlo in ospedale, mi diceva di non andarci perché io avevo tanti impegni e lui era meno importante di questi, subito dopo invece di parlare dei suoi problemi, si informava sullo stato di saluto di mia moglie. Mi chiedeva di alcuni compagni.

Poi è stato trasferito all’ospedale di Casalpusterlengo.

Due giorni dopo sono andato a trovarlo e tutte le altre volte continuava a dirmi di non andare fino a là perché erano più di sessanta chilometri.

L’ultima visita domenica 21 aprile, siamo andati io e Cecco.

Il 24 mi è arrivato copia dell’annuncio funebre, la nostra amica comune Giusy dispiaciuta come tutti noi, mi ha scritto: “Battista era un uomo garbato, gentile e sempre sorridente”.

Il tempo di andare a far stampare un po’ di volantini con la sua foto per il giorno dopo, giovedì 25 aprile, e portarli durante la manifestazione.

Io e Nello siamo arrivati un po’ prima degli altri, come avrebbe fatto Battista, ci siamo appesi al collo il volantino. Di lì a poco è passato un signore anziano, dopo aver letto il saluto a Battista, mi ha chiesto se fosse vero, era un suo compagno di lavoro alle officine Gay, si è informato sul funerale e poi mogio mogio se n’è andato via, l’ho rivisto al funerale.

Dopo un po’ è arrivato un suo vicino di casa, amico di Nello, anche lui in piazza per il 25 aprile, che non avendo visto, come gli altri anni sul portone del cortile la bandiera d’Italia che metteva sempre Battista, è tornato in casa e l’ha messa lui per Battista.

Il 25 aprile dopo la commemorazione della festa della Liberazione, nel tornare a casa, volevo fermarmi all’osteria di viale Milano, ma era chiusa. Sono passato venerdì, dopo il funerale per dare il volantino di saluto con la foto di Battista. Entro saluto e consegno il volantino alla gerente dell’osteria, spiegandogli che era un ricordo di Battista, ad un tavolo erano sedute quattro donne, la signora più anziana rivolta a me mi dice: io ti conosco, non vorrete mica santificarlo? Rispondo che vogliamo solo ricordarlo, lei replica, prima mi dice che mi ha conosciuto in Camera del Lavoro in via Cavour, poi continua, io e Battista non andavamo molto d’accordo, però devo dire che era l’unico che cercava di far stare insieme gli anziani di Torretta e se poteva li aiutava.

Ecco chi era Battista.

Giusy aveva scritto: un uomo garbato, gentile e sorridente.

Posso sintetizzare in una sola parola: Battista era e sarà per noi sempre un galantuomo, un uomo di altri tempi.

Ciao Battista.

Gennaro Carbone
ANPI Provinciale

Lodi, 30 aprile 2024