
Il 28 aprile 1945 Piacenza era stata liberata e i nazisti in fuga mietevano vittime tra la popolazione civile delle zone attraversate. In uno scontro a fuoco in località Bosco Paveri (San Rocco al Porto) caddero quattro giovani partigiani nel tentativo di ostacolare la ritirata tedesca.
Questi i loro nomi e le loro storie:

Anselmo Bertocco nel 1945 si trovava già a San Rocco al Porto, dove aveva trovato casa presso la Cascina Isolone. Proveniva da Anguillara Veneta, un paese della bassa padovana confinante con Rovigo e il Polesine e attraversato dall’Adige, dove era nato il 30 aprile 1925. Nell’agosto del 1944, a diciannove anni, era entrato nella Resistenza arruolandosi nella 38ª Brigata SAP, che operava tra il corso del Po e il basso corso del torrente Ongina, nella pianura piacentina verso Cremona (individuata come I zona SAP). Come le altre squadre della I zona SAP il suo distaccamento mantenne sempre forti legami con le brigate della Val
d’Arda, in particolare con la 38ª, che aveva preso il nome dal comandante Vladimiro Bersani, il “Capitano Selva”, ucciso in uno scontro a fuoco con i fascisti nell’aprile del 1944. Il 28 aprile del 1945 a Bosco Paveri, nel territorio di San Rocco al Porto, Anselmo venne ferito gravemente dai Tedeschi. Sarebbe morto tre giorni dopo, il primo maggio del 1945, appena compiuti i vent’anni.
Anche Rinaldo Lambri abitava a San Rocco al Porto. Era piacentino di nascita, di Calendasco, il comune rivierasco del Po che fronteggia il territorio di San Rocco sulla sponda emiliana. Lì era nato il 13 aprile del
1924, da Amilcare e da Angela Colombani. Aveva presto abbandonato la scuola elementare, come molti suoi coetanei, per lavorare in campagna, poi iniziò forse a lavorare nel Genio Pontieri di Piacenza. Nei mesi
convulsi successivi all’8 settembre non sappiamo come riuscì a sottrarsi all’arruolamento o all’internamento da parte dei nazifascisti. È certo però che nel giugno del 1944 entrò a far parte della 1ª Brigata partigiana di manovra Oltrepò “T. Vaccari”, inclusa nella Divisione piacentina Val d’Arda e guidata dal comandante Carlo Gaboardi – Carlon – di Castelnuovo Bocca d’Adda. Al momento della Liberazione di Piacenza, il 28 aprile 1945, la Oltrepò, si diresse a Lodi, dopo aver costituito una testa di ponte a San Rocco al Porto. Proprio in quel giorno, a Bosco Paveri, Rinaldo avrebbe trovato la morte per mano tedesca. Aveva da poco compiuto ventuno anni.
Giuseppe Belmonte era molisano. Era nato il 7 luglio 1913 a Casacalenda (Campobasso), un piccolo paese sui colli dell’entroterra sannita, come Campolieto, il comune in cui avrebbe poi abitato per diversi anni. Lavorava come ferroviere, quando venne richiamato per la guerra. Dopo l’8 settembre si fermò nella nostra zona, come molti militari sbandati delle diverse regioni del Sud che non poterono raggiungere le loro lontane abitazioni, mentre i reparti tedeschi calavano dai valichi ad occupare tutto il territorio italiano disponibile dopo la fuga del re e degli alti comandi. La zona da cui proveniva Belmonte si trovava proprio a ridosso della “Linea Viktor”: fra i sistemi di difesa allestiti dai tedeschi per rallentare l’avanzata alleata era quello posto più a sud. Furono tanti i soldati del nostro Sud che non vollero aderire alla Repubblica sociale italiana, né mettersi a disposizione dei tedeschi. Un numero cospicuo di essi scelse la Resistenza armata, entrando a far parte delle formazioni partigiane del centro nord, e diede il proprio contributo di sangue alla Liberazione dai nazifascisti. Giuseppe Belmonte fu tra questi. Dall’ ottobre 1944 iniziò a combattere
nelle file della 1ª brigata Oltrepò, dove già militavano Rinaldo Lambri e Nordino Bighi, con i quali condivise la tragica sorte cadendo a San Rocco sotto il fuoco dei nazisti il 28 aprile del 1945.
Nordino Bighi, il più “anziano” dei quattro caduti partigiani, era di origini romagnole, essendo nato a Ravenna il 24 Febbraio 1910, da Umberto e da Ines Zanardi. Si era in seguito trasferito a Piacenza, dove risiedeva in via Borghetto e lavorava come operaio, probabilmente presso il Genio Pontieri. Entrò nella Resistenza nel marzo del 1944, nella 1ª Brigata Oltrepò, dopo aver combattuto nell’esercito con il grado di caporale. Il suo nome compare nel cimitero partigiano di Piacenza, nel reparto IV.
Autore della scheda Daniele Panciroli