Stragi di Villa Pompeiana e Galgagnano

26 Luglio 1944

Luglio fu il mese più tragico del 1944 nel Lodigiano. Il 1° luglio a S. Angelo Lodigiano durante un rastrellamento erano stati trucidati i coniugi Semenza. Il 10 luglio, nel pieno centro di Lodi, un nucleo gappista della 174ª brigata Garibaldi aveva ferito mortalmente il fascista Paolo Baciocchi, commissario prefettizio a S. Angelo Lodigiano. Il commissario prefettizio di Lodi, Gino Sequi, postosi all’inseguimento degli attentatori, era stato a sua volta ferito presso il bosco del Belgiardino. Questo duplice attentato convinse i responsabili militari della Repubblica sociale italiana che si doveva colpire duro in quell’area di estesi boschi lungo il corso dell’Adda a nord di Lodi dove si mimetizzavano centinaia di sbandati, renitenti alla leva, ribelli alla Repubblica sociale italiana e all’occupazione tedesca.
Il 21 luglio tre militi della Guardia Nazionale Repubblicana furono sequestrati a Cervignano d’Adda da un gruppo partigiano comandato dal cremasco Carlo Guaiarini, che sarebbe caduto due giorni dopo a Marzano, nonostante l’esperienza e il coraggio di cui aveva più volte dato prova.
Il rastrellamento del 26 luglio nasce, in questo contesto di crescita evidente dell’attività partigiana, come decisa risposta repressiva per riprendere il controllo del territorio da parte delle forze militari della Repubblica sociale italiana. La Guardia Nazionale Repubblicana di Lodi per l’occasione fece intervenire anche un battaglione d’assalto da Milano.
All’alba di mercoledì 26 luglio le forze antiribelli sferrarono l’azione di rastrellamento tra Villa Pompeiana e Galgagnano. Circondarono la cascina Cagnola dell’agricoltore Celestino Sfondrini, la perquisirono in ogni parte, raccogliendo tutti gli uomini in cortile. Dopo sommari interrogatori il tenente Alvaro Onesti, che dirigeva i militi fascisti, ordinò la fucilazione di Giuseppe Massari, mutilato, reduce dalla campagna di Russia; poiché si ribellava, fu legato ad una sedia e colpito mentre ancora tentava di trovare scampo. Il fratello Artemio non riuscì a trattenersi dall’inveire contro gli assassini del fratello. Allora Onesti ordinò di fucilare pure lui. Poi fu chiamato Michele Vergani, disertore, e subì la medesima sorte.
Il tenente Onesti decise infine di stroncare l’esistenza di Celestino Sfondrini con l’accusa di ospitare e favorire “ribelli”. Gli furono concessi cinque minuti per salutare i familiari; poi, colpito a morte, stramazzò accanto ai corpi dei suoi tre contadini sull’aia della cascina.
I militi poi, col pretesto di perquisire l’abitazione, asportarono valori, denaro, viveri. Quanto al tenente Onesti, nei giorni seguenti, stilò un rapporto sull’eccidio, infarcendolo di menzogne per giustificare il proprio operato e quello dei suoi subordinati.
Analoga situazione si ripropose alla cascina Montebello di Villa Pompeiana, dove furono fermati 5 sbandati e renitenti: Martino Abbondio, Amalio Favini, Italo Santini, Cesare Rigamonti, Ugolino Olivero. Furono fucilati dopo breve interrogatorio, nonostante non fossero armati e non opponessero resistenza. Sulla sponda sinistra, in territorio di Spino d’Adda, un partigiano perì in Adda, raggiunto dai proiettili sparati dai rastrellatori. Alla cascina Erbatico fu catturato uno sbandato siciliano, Calogero Scaravilli: anch’egli subì la fucilazione. Verso mezzogiorno si poté tirare il bilancio dell’operazione: undici fucilati e alcuni fermati. La Prefettura di Milano emanò il giorno seguente un comunicato in cui si affermava che nel rastrellamento era stata annientata una banda di undici componenti trovati in possesso di armi.


(testo tratto da Ercole Ongaro, Guerra e Resistenza nel Lodigiano 1940-1945, Il Papiro Editrice “Altrastoria”).

In totale vengono uccise 11 persone:

  • Alla cascina Cagnola: Massari Giuseppe (25 anni), Massari Artemio (19 anni), Vergani Michele (20 anni), Sfondrini Celestino (60 anni).
  • Alla cascina Montebello: Oliviero Ugo (22 anni), Rigamonti Cesare (28 anni), Favini Amalio (19 anni), Santini Italo (18 anni).
  • A Villa Pompeiana: Scaravilli Calogero, Goglio Renato. Nella fuga annegò in Adda il partigiano Abbondio Martino (19 anni)