Mariconti Gianfranco

Nato il 30/08/1926, figlio di Eligio, militante antifascista perseguitato dal regime, dopo l’8 settembre 1943, appena diciassettenne, si unisce a una formazione di partigiani nel Varesotto. In novembre è catturato dai tedeschi e portato nel carcere di San Vittore a Milano, da cui evade dopo pochi giorni, facendo ritorno a Lodi. Nel marzo 1944 riprende la lotta partigiana, entrando a far parte della 49a Brigata Garibaldi, la “Domenico Viano”, attiva in Piemonte, nel Canavese.
Dopo il grande rastrellamento di luglio, sconfina in Francia, rientra in Italia e riprende a combattere nelle Langhe. In dicembre è catturato di nuovo, consegnato ai fascisti della “Ettore Muti” e successivamente alle SS, trasferito nelle carceri Nuove di Torino poi nel campo di transito di Bolzano, dal quale i prigionieri sono portati nei campi di concentramento e sterminio nei territori del Reich.

Il 19 gennaio 1945 è deportato a Flossemburg. Le condizioni di vita sono pesantissime: gli internati sono impiegati nell’estrazione di blocchi di granito nella cava o nella rimozione di terra e neve nel vicino abitato. In febbraio è trasferito nel sottocampo di Zwickau: lavora, con turni massacranti, nella fabbrica automobilistica “Auto-Union”. In aprile, con altri duemila compagni, affronta la “marcia della morte”: le truppe sovietiche avanzano, i deportati sono trasferiti nei campi occidentali, e muoiono quasi tutti durante il cammino, stremati dalla fatica, uccisi dai nazisti in fuga. Dopo undici giorni, Gianfranco Mariconti è tra i circa sessanta prigionieri sopravvissuti a questa marcia.

Rientra a Lodi nel luglio 1945.

Tratto da Gianfranco Mariconti Memoria di vita e di inferno. Percorso autobiografico dalla spensieratezza alla responsabilità“. A cura di Ercole Ongaro. 1995