
Mario Tosi nasce in una cascina di Santo Stefano Lodigiano il 15 agosto 1906 da Giona Aquilino detto “Tranquillo” e da Maria Ghizzardi, contadini. Nel 1910 nascerà la sorella Ernesta e, successivamente, la famiglia si trasferirà nel territorio del Comune di Terranova dei Passerini, quindi, nel 1927, in Comune di Zorlesco. Qui lavoreranno alla Cascina Olza. L’11 novembre si trasferiranno alla Cascina Ronchi di Livraga.
Il “San Martino” 1931 ritorneranno di nuovo a Zorlesco e abiteranno in via De Vecchi. Pare in questo periodo Mario Tosi abbia lavorato alla Cascina del Lago. Nel 1935 in seguito a una lite con Pino De Vecchi, fornaciaio, viene arrestato, processato e condannato a sette anni di carcere (evidente ritorsione determinata dal suo atteggiamento di ribellione verso il Fascismo). In carcere imparò il mestiere di ciabattino e, tornato a casa nel 1942, lo esercitò nell’abitazione di via 4 Novembre.
Subito all’indomani dell’8 settembre 1943 Mario Tosi aderisce al movimento di resistenza promosso da Aldo Mirotti alla “Bella Venezia”. Proprio per i suoi spiccati interessi (caccia, pesca, campagna), sceglie di stare con il gruppo che trova rifugio nei boschi vicino all’Adda tra Turano e Bertonico. Nella zona di Villa Diana, riserva di caccia del conte Stramezzi, aiutati dal guardiacaccia Antonio Agardi e dal zorleschino Pierino Benetti, un tempo anch’egli guardiacaccia in questi luoghi, i patrioti di Casale e Zorlesco daranno vita alla Resistenza nel Lodigiano.
Per tutto l’autunno 1943 il gruppo condusse azioni di disturbo, sabotaggio, aiuto ai prigionieri militari fuggiti da Crema, aiuto agli sbandati, protezione ai ricercati e, alla fine di novembre, con l’arrivo della brutta stagione, date le condizioni di precarietà per la mancanza di materiali e strutture, la formazione si sciolse. Il solo Mario Tosi continuò, armato del suo modesto fucile da caccia. Durante la giornata si spostava tra le cascine di Monticelli, Gora, Guastimone, Mezzano, Montagnola e di notte dormiva dove lo ospitavano.
Mario Tosi volle rimanere solo, umile e temerario, a sfidare la storia e il destino. Il 21 dicembre 1943 alcuni militi della GNR di Lodi, gli si avvicinarono travestiti da cacciatori per non insospettirlo. Lo presero alle spalle, lo immobilizzarono e poi lo disarmarono. Fu condotto alla caserma della GNR in via San Giacomo a Lodi, venne isolato, torturato, seviziato per strappargli i nomi dei compagni e i particolari delle azioni compiute dal gruppo. Mario Tosi non parlò.
Massacrato di botte, con le braccia rotte, venne riportato a Bertonico presso la Cascina Montagnola, il mattino del 7 gennaio 1944 e lì fucilato da un gruppo della GNR comandato da Elvezio Ronchetti. I fascisti per tutto il giorno impedirono la rimozione della salma lasciando lo squallido spettacolo a monito delle genti e della popolazione locale. Soltanto verso sera il parroco di Bertonico poté recuperare il corpo per poi portarlo a Zorlesco e restituirlo ai famigliari.
Fonte: Archivio famiglia Mirotti
