
Luigi Biagio Vacchini, figlio di Francesco e di Ernesta Veneroni, nasce il 19 giugno 1883 a Lodi Vecchio. Cresce in una famiglia dai forti ideali socialisti. Nel 1906, a 23 anni non ancora compiuti, entra nei Vigili Urbani di Milano.
Nel 1926 vede il collega Dante Aristide Rossi, quasi coetaneo, morire per futili motivi in piazza del Duomo sotto i colpi dei manganelli di una squadra di sei fascisti, arrestati ma poi vergognosamente assolti; sicuramente l’episodio non lascia Vacchini indifferente. Nel giugno 1945, il suo Commissario Capo scriverà di lui: “Di idee socialiste, benché non militasse in nessun partito, non sapeva frenare lo sdegno ogni qual volta veniva a conoscenza di atti di ingiustizia”.
Così, dopo l’8 settembre del 1943, di fronte al dilemma su cosa fare in quei terribili e drammatici giorni, Luigi Vacchini non ha dubbi: sceglie la Resistenza. Alla sua non più giovane età (è nato nel 1883), la lotta partigiana si traduce nel raccogliere denaro da destinare alle prime formazioni che a Milano si oppongono in armi al nazifascismo, compito al quale si dedica con passione ed efficienza, tanto da destare dei sospetti.
Il primo marzo 1944 viene arrestato dai fascisti della Brigata Muti a seguito della delazione di tale Amedeo Brochieri, che abita al civico numero 2 della via Salerno, l’uscio di fianco al suo. Brochieri non è un fascista qualunque, è un sansepolcrista, ardito nella guerra 1915-18, legionario fiumano, un pezzo grosso. Morirà un paio di mesi dopo Vacchini, nel giugno del 1944. Ai suoi funerali interverranno “Numerosi sansepolcristi, il comandante Battaglione Muti con una formazione in armi per la scorta d’onore, parecchi arditi di guerra, il commissario ed il direttore dell’azienda tranviaria presso la quale l’estinto era impiegato ed una folla di conoscenti ed amici, Fra le corone anche, quelle del Duce”.
Vittorio Fiocchi, nome di battaglia Livio, Vigile Urbano, Comandante della 113ª Brigata Garibaldi “Martiri del Giambellino”, ricorderà il suo arresto con queste parole: “… Così, nel marzo del 1944, venne arrestato il Vigile Vacchini al termine di una giornata che lo aveva visto impegnato nella raccolta dei fondi per il sostegno del movimento partigiano. Qualcuno aveva fatto la spia e l’anziano Vigile
(ha più di 60 anni) venne torturato e poi deportato…”.
Nonostante le torture, Vacchini, un uomo maturo che sa cosa significherà per lui rimanere in silenzio, decide comunque di tacere. Consegnato ai tedeschi, Vacchini viene in un primo momento inviato a Fossoli (MO) e l’8 marzo del 1944, a una settimana dal suo arresto, viene caricato con altri deportati su un convoglio ferroviario partito da Firenze con destinazione Mauthausen.
L’11 marzo il trasporto “32” arriva a Mauthausen: in totale, i deportati sono 5975. A Luigi Vacchini è assegnato il numero 57449, e da quel momento non è più un uomo. Secondo quanto affermato da Luigi Rizzi, deportato con lo stesso convoglio di Vacchini, dopo un periodo di quarantena tutti i 597 deportati vennero trasferiti presso il campo “satellite” di Ebensee, a circa 100 Km da Mauthausen.
Il campo di concentramento di Ebensee, in Alta Austria, è, assieme a Gusen e a Melk, uno dei più importanti sottocampi del Lager di Mauthausen.
Il primo aprile 1944 il contingente di prigionieri, fra cui Vacchini, viene avviato al lavoro: devono scavare le gallerie nella roccia. Luigi Vacchini è anziano, sta per compiere 61 anni, non regge alla fatica e dopo poche ore di lavoro si accascia, morente, al suolo. Il suo corpo rimarrà lì per quattro giorni, fino a quando i nazisti non lo faranno raccogliere e portare al forno crematorio.
Nella documentazione rinvenuta presso la cittadella degli archivi del Comune di Milano viene indicato il 25 marzo come data della deportazione a Mauthausen. Verosimilmente, sulla base del numero di matricola assegnato al Vacchini, la deportazione avvenne l’8 marzo del 1944 da Fossoli con arrivo a Mauthausen l’11marzo (Fonte: ANED Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti).
Solamente nel giugno 1945, con il rientro in Italia dei sopravvissuti ai lager nazisti, la moglie e la figlia verranno a sapere della morte del loro caro. I resti di Luigi Vacchini sono tumulati, insieme ai resti di altri deportati, nel cimitero Lepetit di Ebensee.
Tratto dal libro “Ghisa resistente”, a cura di: Maurizio Ghezzi, Eugenio Pavesi, Annamaria Pesenti, Alessandra Longoni
